#7 - Lo Champagne trema e cerca soluzioni di sistema

Autore: Maurizio Pagliassotti
Data: 30-10-2023

Alla torsione nazionalista in voga in Italia, in Europa e nel mondo, si rischia di rispondere con una distorsione esterofila che alla luce dei fatti appare per quello che è: il perverso desiderio di trovare al di fuori di noi dei modelli ideali inesistenti, in virtù di un’opposizione pregiudiziale rispetto ciò che siamo.
Si prenda, ad esempio, il mito della condizione dei lavoratori stagionali che operano in Francia: nella vulgata comune si muove sulla superficie una percezione di vaga legalità diffusa, e poi diritti, case, contratti, stipendi, datori di lavoro buoni.
Mentre qui da noi, in questa sgangherata Italia ci si dibatte in un inferno in cui le vite dei lavoratori ardono come torce che presto vengono consumate dal caporalato, dall’assenza di case, diritti e stipendi.
Ovviamente queste condizioni sono parte del reale, nessuno le nega, sebbene l’incidenza delle varie piaghe cambi da zona a zona: ci sono parti d’Italia dove il problema è il lavoro grigio, altre dove c’è la criminalità che organizza tutto, altre ancora dove mancano le case.
In ogni caso l’Italia, come mi disse un trafficante di Belgrado, non è un posto dove andare a lavorare nel settore agricolo: almeno questa è la leggenda nera che ci ammorba.

Poi escono notizie, sui media francesi, che raccontano altro partendo da un nome che è un totem rispetto a cui ci si inginocchia: Champagne.
Tralasciamo la storiografia mondiale incardinata su questo vino che abbraccia i secoli, perché basta pronunciare quel nome e mondi si aprono.
Ma non solo quelli dei film, delle rivoluzioni e dell’amore perfetto dei romanzi; si apre anche un altro mondo, fatto di sangue, sfruttamento e perfino morti, in dimensioni così colossali da far apparire i peggiori campi di pomodoro del sud Italia luoghi tecnicamente possibili: perché i pomodori vengono venduti a pochi centesimi al chilo, mentre una singola bottiglia di champagne può valere l’intero stipendio di un lavoratore regolarmente assunto in un settore diverso da quello agricolo.

Poi in Francia vengono pubblicati articoli così.

Titolo: Il settore è impegnato a rispondere concretamente alle sfide legate all’impiego dei vendemmiatori
Sottotitolo: Epernay, 16 ottobre 2023 

Al termine del Consiglio Direttivo del 16 ottobre, alla presenza di Josiane Chevalier, Prefetto della regione del Grand Est, il Comitato dello Champagne annuncia le prime proposte concrete per rispondere alle sfide della vendemmia in Champagne e ribadisce la propria determinazione a fare tutto il possibile affinché gli eventi drammatici accaduti quest’anno non si ripetano. 

Nel pezzo, vastissimo, vengono elencate condizioni lavorative spaventose ma soprattutto inimmaginabili.
Diciassettemila aziende, centoventimila (120.000) stagionali, quattro alloggi antigenici sono stati oggetto di chiusure amministrative, cinque morti. E’ utile leggere l’intero comunicato stampa.

“Queste pratiche indicibili sono in totale opposizione all’impegno e all’investimento della stragrande maggioranza degli Champenois. Sono incompatibili con il nome e ne danneggiano gravemente l’immagine. Inoltre, lo Champagne deplora la morte di cinque vendemmiatori durante questa vendemmia. Questi eventi evidenziano l’assoluta necessità di mobilitare tutte le parti interessate per gestire al meglio questo periodo cruciale. […]
Inoltre, il Comitato Champagne ha incaricato un piccolo gruppo di professionisti di preparare misure concrete che permetteranno di rispondere all’emergenza e affrontare le questioni fondamentali su quattro progetti prioritari . Per svolgere questo lavoro, richiede anche il supporto dei servizi statali. Le organizzazioni sindacali saranno coinvolte in questa riflessione e nelle prossime settimane si svolgerà un primo incontro.
Molti viticoltori, cooperative e case ospitano i propri dipendenti durante questo periodo. Tuttavia, data l’importanza della forza lavoro, le capacità di hosting dal vivo rimangono comunque insufficienti. Inoltre, il settore desidera riprendere sin d’ora il progetto prioritario dell’accoglienza lanciando, con il sostegno dei servizi statali, le “Assises de l’accommodation in Champagne”, per mobilitare il più ampiamente possibile tutti i partner e studiare tutte le soluzioni che permettano di aumentare le capacità ricettive e garantire l’accoglienza di tutti i vendemmiatori nelle migliori condizioni. A breve termine, per attrezzare meglio i professionisti, il Comitato dello Champagne fornirà loro, a partire dalla prossima vendemmia, una guida all’alloggio dei vendemmiatori.
Le condizioni di salute e sicurezza sul lavoro per i vendemmiatori sono una priorità assoluta. Consapevole dell’intensità e delle esigenze della professione, il settore desidera rafforzare la diffusione delle misure di prevenzione e sicurezza tra i professionisti e riflettere sull’organizzazione del lavoro basata sulla valutazione dei rischi. Svolgerà tutto il suo ruolo nel quadro degli organismi paritetici previsti a tal fine.
Di fronte alla complessità del reclutamento diretto, alla scarsa disponibilità di manodopera locale e alla reattività necessaria per la raccolta, la fornitura di servizi è essenziale per effettuare la raccolta. Per proporre un’offerta di servizi socialmente sicura, il settore desidera creare una “Carta dei prestatori di servizi nella Champagne” che permetterà di tenere a disposizione degli abitanti della Champagne un elenco di prestatori di servizi impegnati. Questa carta sarà elaborata in collaborazione con i DREETS e le MSA.
La manodopera locale è sempre più scarsa e la pressione sul reclutamento è elevata. Dovranno essere attivate tutte le leve favorevoli all’assunzione dei vendemmiatori. Il Comitato dello Champagne desidera sviluppare strumenti per facilitare il reclutamento e garantire la trasparenza sociale, chiede inoltre che la viticoltura dello Champagne sia riconosciuta come una professione in tensione, al fine di facilitare il reclutamento.”

Le quattro linee progettuali che il Comitato Champagne si dà, comunicate a livello mondiale con un messaggio dai toni vagamente spaventati, mette in risalto alcuni aspetti interessanti.
Tra tutti: al di là del piano etico, che evidentemente rappresenta un valore quanto meno per il Comitato Champagne, emerge il timore che lo scandalo globale legato alle condizioni descritte possa travolgere l’intero sistema Champagne, con conseguenze devastanti non solo sul piano economico, ma perfino geo strategico per l’intera Francia, potenziale protagonista di una sorta di colonialismo interno.
In questo senso si comprende l’impegno in prima persona dello Stato Francese laddove sottolinea che ci sarà l’impegno dei “servizi statali”.
Non solo: vi sono passi che vanno nella direzione premiante per coloro che abbandoneranno il mercato della intermediazione selvaggia e sceglieranno “Un’offerta di servizi socialmente sicura”, “il settore desidera creare una ‘Carta dei prestatori di servizi nella Champagne'”: si tratta quindi di un elenco di aziende che certificano la fornitura di manodopera “sicura”.
La questione che si apre è anche un’altra, ossia la vera pietra angolare: tale manodopera sarà anche formata? Perché per “fare” lo champagne è necessario avere una forza lavoro in grado di sapere dove mettere le mani: e non è un eufemismo.

In ogni caso, in presenza di meccanismi così impattanti sul mercato totalmente deregolamentato, anche in Francia evidentemente, sono necessari forti investimenti statali da un lato, nonché una massiccia campagna di marketing sulla scelta responsabilizzante dei produttori, che deve essere premiata.
Si vedrà. Al momento la Francia, e lo Champagne, fanno un primo passo, storico, nella direzione giusta.

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