Frontiere interne
La frontiera interna è quella che non vediamo, lungo la quale milioni di uomini e donne si muovono, cercando di restare dentro al paese che hanno scelto per vivere.
E' la frontiera del lavoro che c'è e non c'è, oppure è regolare o selvaggio, della burocrazia, in definitiva dell'integrazione definitiva quale obbiettivo di un lungo percorso che ha portato moltitudini a superare innumerevoli frontiere, questa volte esterne: quelle che conosciamo perché molto raccontate.
Ma il viaggio pare non terminare mai per molti esseri umani: è la frontiera interna.
Accademia della Vigna vuole raccontare le storie minime di questa frontiera, perché sebbene risultino meno mediatiche esse rappresentano la battaglia quotidiana che continua, che persiste tenace nel tentativo di costruire in futuro migliore.
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#6 – Con il lavoro usa e getta nessuna integrazione è possibile
Autore: Maurizio Pagliassotti
Data: 09-10-2023
Torino all’inizio del Novecento aveva 332.658 abitanti. Dopo cinquant’anni si passava a 720.729, per poi giungere nel 2001 a 899.544. Il 1974 è stato l’anno dove Torino ha raggiunto il record con 1.202.846 di residenti. Gli ultimi dati pongono l’asticella sotto quota 850.000. Questi numeri descrivono bene il processo migratorio italiano…

#7 – Lo Champagne trema e cerca soluzioni di sistema
Autore: Maurizio Pagliassotti
Data: 30-10-2023
Alla torsione nazionalista in voga in Italia, in Europa e nel mondo, si rischia di rispondere con una distorsione esterofila che alla luce dei fatti appare per quello che è: il perverso desiderio di trovare al di fuori di noi dei modelli ideali inesistenti, in virtù di un’opposizione pregiudiziale rispetto ciò che siamo. Si prenda, ad esempio, il mito della condizione dei lavoratori stagionali che operano in Francia…

#8 – Perché essere migranti economici non è una colpa
Autore: Maurizio Pagliassotti
Data: 04-12-2023
Salve, mi chiamo H. B, ho 36 anni e vivo in Algeria. Voglio trovare lavoro nella fattoria. Secondo il decreto flussi. Secondo quanto riferito entro la fine dell’anno ci sarà un nuovo decreto flussi, scrive la Gazzetta Ufficiale. Non chiedo uno stipendio mensile elevato. Voglio solo un lavoro stabile e un posto dove vivere vicino/nella fattoria. Parlo inglese, un po’ di francese e sto imparando l’italiano…
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Da molti anni mi muovo lungo i confini che separano gli Stati, e nel tempo ho capito quanto essi siano diventati un simbolo divisivo in un tempo che teorizza la realtà liquida in nome dell’economia di mercato.
In particolare le cose non riconoscono i confini, le merci a cui ogni diritto è doverosamente riconosciuto. Libere, si muovono da un continente all’altro in virtù di un diritto che agli esseri umani non è riconosciuto.
Silvia Maraone è un cooperante Acli che lavora in Bosnia, nel campo di Bihac, luogo che entra ed esce dalle cronache dei maggiori media mondiali dipendentemente dalle tragedie che in esso avvengono. Pochi anni fa un incendio disastroso rubò l’attenzione per qualche giorno, poi una inaugurazione in pompa magna e in seguito l’oblio.
In uno dei suoi molti capolavori, “Giobbe”, Joseph Roth riconduce la maledizione che si abbatte sulla vita del povero ebreo Mendel Singer sull’emigrazione che porta quest’uomo pio e la sua famiglia negli Stati Uniti. Lo fa indirettamente, ma quella nuova vita americana porterà nuova sventura ad un fato che mai gli ha risparmiato asprezze.
Dubitare sempre. La narrazione delle migrazioni avviene attraverso lo sfruttamento compulsivo di alcune parole cardine che vengono ossessivamente ripetute dai principali mezzi di comunicazione. Tali parole fungono da leva non già per l’informazione dell’opinione pubblica, bensì per la formazione della stessa. Due concetti molto diversi.
Molti anni fa attraversai a piedi il confine forse più invalicabile della storia europea, quello che per secoli definì il limes settentrionale dell’Impero Romano: un confine che segnava il solco che divideva la civiltà dalla barbarie. Ero un semplice turista, uno dei tanti.
Torino all’inizio del Novecento aveva 332.658 abitanti. Dopo cinquant’anni si passava a 720.729, per poi giungere nel 2001 a 899.544. Il 1974 è stato l’anno dove Torino ha raggiunto il record con 1.202.846 di residenti. Gli ultimi dati pongono l’asticella sotto quota 850.000. Questi numeri descrivono bene il processo migratorio italiano, interno.
Alla torsione nazionalista in voga in Italia, in Europa e nel mondo, si rischia di rispondere con una distorsione esterofila che alla luce dei fatti appare per quello che è: il perverso desiderio di trovare al di fuori di noi dei modelli ideali inesistenti, in virtù di un’opposizione pregiudiziale rispetto ciò che siamo.
Si prenda, ad esempio, il mito della condizione dei lavoratori stagionali che operano in Francia: nella vulgata comune si muove sulla superficie una percezione di vaga legalità diffusa, e poi diritti, case, contratti, stipendi, datori di lavoro buoni.
Salve, mi chiamo H. B, ho 36 anni e vivo in Algeria. Voglio trovare lavoro nella fattoria. Secondo il decreto flussi. Secondo quanto riferito entro la fine dell’anno ci sarà un nuovo decreto flussi, scrive la Gazzetta Ufficiale. Non chiedo uno stipendio mensile elevato. Voglio solo un lavoro stabile e un posto dove vivere vicino/nella fattoria. Parlo inglese, un po’ di francese e sto imparando l’italiano. Lavoro duro e imparo cose nuove velocemente. Se siete interessati…

Frontiere interne è curato da
Maurizio Pagliassotti
Da molti anni mi occupo di migrazioni e in particolare del racconto delle frontiere. L’ho fatto per diversi quotidiani, tra cui Liberazione, il manifesto, Domani. Nel 2019 ho pubblicato per la casa editrice Bollati Boringhieri “Ancora dodici chilometri”, un reportage sulla rotta alpina che separa Italia e Francia, mentre nel 2023 è uscito “La guerra invisibile” Einaudi.
Dal 2003 al 2011 sono stato un educatore ambientale e interculturale presso il centro laboratorio di Pracatinat, in provincia di Torino.
Presso l’Università degli Stranieri di Siena tengo un tirocinio relativo al trauma della migrazione.
Collaboro attraverso consulenze con enti locali e associazioni in tutta Italia.
Dalla primavera del 2023 sono responsabile della narrazione per Accademia della Vigna, con particolare attenzione sul racconto della “Frontiera interna”.
Sono nato nel 1974 e pratico a livello agonistico ciclismo, podismo e triathlon.

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